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mercoledì 16 febbraio 2011

Parliamo di Aids

E ora torniamo un po' seri e parliamone dal punto di vista scientifico, grazie a Rayan... Compilare una lista delle errate piste seguite rigidamente e alla cieca dall’establishment americano significherebbe scrivere un volume della mole della Divina Commedia. Certo è che se Koch e Pasteur avessero saputo quello che le loro scoperte avrebbero causato, forse avrebbero lasciato che i batteri là dov’erano e la popolazione con la credenza che le malattie fossero punizioni divine. Infatti, con le importantissime scoperte dei due è scoppiata la moda della batteriologia, e immediatamente dopo, quando i batteri scarseggiavano, della virologia. Ciò che è mancato alla classe medico-scientifica e ciò che manca tutt’oggi è l’analisi critica dei dogmi: i finti Sherlock Holmes della ricerca medica nella foga di emulare la fama dei padri della batteriologia, si sono dimenticati tutto ciò. Il denaro, i premi Nobel, le onorificenze, la carriera li ha distolti dalla virtù e dalla soddisfazione personale, inducendoli a commettere terribili stragi. Grazie a Dio, ci sono ancora quelli che lottano per le giuste cause e cercano di emulare ciò che Koch e Pasteur sono stati veramente. Microbi che non soddisfavano i postulati di Koch, vaccini non testati, farmaci dannosi non sperimentati: varie sono i mezzi con cui virologi e case farmaceutiche hanno cercato di accaparrarsi più fondi e profitti possibili senza scrupolo. Lo stesso Koch aveva travisato il terzo dei postulati dai lui elaborati nelle ricerche sul colera, ma quella che iniziò con i primi del Novecento fu una vera e propria caccia ai microbi. Prima lo scorbuto, poi il beriberi e la pellagra, tutte patologie causate da deficit vitaminici, furono attribuite a batteri, nonostante studi ed osservazioni avessero chiaramente dimostrato la schiacciante correlazione con le diete dei pazienti. Negli anni Cinquanta e fino a tutt’oggi si cerca, poi, di attribuire la neurosifilide, fase degenerativa della sifilide che colpisce il sistema nervoso, al bacillo della sifilide, nonostante il fatto che per questa patologia non soddisfi i postulati di Koch e sia scomparsa negli anni Cinquanta con l’introduzione della penicillina nella terapia dei malati di sifilide a scapito dell’arsenico e del mercurio, molto dannosi per il cervello. Quando i batteri cominciarono a scarseggiare però ci si spostò sui virus, gli appena scoperti microrganismi non viventi e ben presto Walter Reed e altri scoprirono decine di virus che causavano malattie. Dopo la Seconda Guerra Mondiale però una speranza si tramutò in tragedia: in pieno periodo di diffusione della poliomielite, l’ultima grande malattia infettiva, noti ricercatori come Jonas Salk in breve tempo misero a punto un vaccino contro il virus. Nel 1954 partì su tutto il territorio americano una sperimentazione per testare il vaccino Salk su 400.000 bambini e il ministro della Sanità autorizzò l’uso del vaccino. L’anno dopo però più di 200 bambini si ammalarono di polio e alcuni morirono: il vaccino aveva provocato la malattia nei pazienti. Il ministro diede le dimissioni e il vaccino fu abolito. La polio è stata l’ultima grande malattia infettiva. Ma allora i virologi? Che cos’hanno fatto per cinquant’anni? Con l’”invenzione” dei lentivirus si dedicarono vanamente alla ricerca di virus che causassero le malattie neurodegenerative come la Sclerosi Multipla o lo Smon, un epidemia scoppiata negli ‘60 in Giappone, pochi anni prima delle Olimpiadi, ma in realtà non se ne sa molto poiché è rimasta una questione nazionale. Questa malattia scoppiò e si diffuse in particolari gruppi a rischio che, come molti avevano notato, prendevano un farmaco, il clioquinol, tra l’altro in dosaggi altissimi poiché i medici prescrivevano dosi sempre più alte a mano a mano che la patologia degenerava, proprio a causa del farmaco: un vero e proprio circolo vizioso. Per vent’anni furono istituite solo equipe formate da virologi e batteriologi che trascurarono l’evidente dannosità del farmaco e si concentrarono nella ricerca di un virus o di un batterio che potesse causare lo Smon. Solo nel 1972 quando fu istituita una commissione composta da tutti i tipi di ricercatori e non solo esperti di virus e batteri fu chiaro a tutti che la vera causa della malattia era il farmaco. Il bilancio delle vittime causato dall’intransigenza dell’establishment medico farmaceutico è stato però molto alto. Il passo successivo dei virologi fu quello di diventare “oncovirologi”, ossia di dedicarsi al cancro. Ma qui il paradosso è ancora più grande: un virus si riproduce in una cellula viva e il processo termina con la morte della cellula ospite; il cancro invece è una malattia di cellule che non muoiono, bensì continuano a vivere e crescono troppo bene. Come ci può essere una qualsiasi correlazione? E l’Aids? Non vi sembra l’ultima spiaggia dei virologi? Un bis dello Smon? Una malattia che ha permesso ai virologi di lavorare e alla case farmaceutiche di specularci sopra?

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