Pagine

sabato 25 giugno 2011

Parliamo di Aids

STORIE, FAVOLE E LEGGENDE, della serievMI PIACCION LE FIABE, RACCONTANE ALTRE…. La storiella di Dugas mi ricorda un po’ quella del passaporto caduto integro da uno degli aerei che si schiantò sulle Torri, che provava inequivocabilmente il coinvolgimento dei terroristi arabi (!) è giusto quindi riportarla integra, così come la troviamo su Wikipedia. Gaëtan Dugas è ricordato come un uomo di bell'aspetto che frequentava assiduamente la comunità gay. Si recava a San Francisco, per il Gay Pride, ogni anno, a partire dal 1978. Nel 1981 gli fu diagnosticato l'Aids. Uno studio del 1984, di David Auerbach e altri, discusso, pubblicato dal The American Journal of Medicine[1] che ricostruisce i rapporti sessuali di cinquanta tra i primi infettati da Aids poneva al centro dell'infezione Dugas (ma senza identificarlo per nome), notando che trenta fra i primi sieropositivi registrati avevano in comune il fatto di avere avuto un rapporto omosessuale con Dugas. Studi più recenti sostengono che tale identificazione sia un mito, e che lo studio sia errato perché partiva da ipotesi sbagliate rispetto al periodo d'incubazione della malattia. In effetti, nella comunità gay estremamente promiscua ma di dimensioni circoscritte di quegli anni, è del tutto pensabile che i primi cinquanta contagiati avessero in comune molti altri partner, inclusi gli uni gli altri. Nonostante l'assenza di prove, la leggenda del "paziente zero" si è diffusa, e si legge ancora in Internet che Dugas fu colui che "portò il virus in Nord America" (e le probabilità che ciò corrisponda al vero sono molto scarse) o, addirittura a San Francisco (e la cosa non ha alcun fondamento scientifico). Il "paziente zero" è stato usato ampiamente dal cinema, teatro e stampa come spauracchio, e capro espiatorio, della paura dell'Aids. La sua figura assunse il ruolo mediatico dell'"untore" che "aveva portato" deliberatamente l'Aids negli Usa, che altrimenti sarebbero rimasti "sani" (mentre a tutti gli effetti furono il luogo da cui l'epidemia si diffuse verso gli altri paesi occidentali). La stampa raccontò particolari atroci su Dugas e sulla sua perfidissima e deliberata intenzione di contagiare i poveri gay statunitensi: fu scritto che dopo avere avuto un rapporto sessuale al buio accendesse la luce, mostrasse le lesioni del Sarcoma di Kaposi e dicesse: "Questo è il cancro gay" (così era stato definito nei primi anni l'Aids), "e forse te lo prenderai anche tu". Oppure: "Ho il cancro gay. Ne morirò, e forse ora ne morirai anche tu". Fu scritto pure che ad un medico che gli aveva consigliato di praticare solo sesso sicuro avesse risposto "Qualcuno ha contagiato me, ed ora contagio io gli altri". Queste dichiarazioni sono oggi facilmente riconoscibili come leggende urbane, ma mostrano a quale livello fosse arrivato l'accanimento contro le persone sieropositive in quegli anni, al punto che erano trattate come veri e propri untori, come ai tempi della peste. Contro tale clima di "caccia alla streghe" è stato girato anche un film satirico, Pazienza zero (Zero Patience) presentato in Italia nel 1994 al Festival di cinema Gay di Torino "Da Sodoma a Hollywood" ed uscito in videocassetta con il titolo Il grande gelo. Quanto a Dugas egli, trasferitosi a San Francisco dopo la diagnosi, tornò in Canada quando la salute si aggravò, per potere godere dell'assistenza sanitaria. Qui morì a soli 31 anni nel 1984.

Nessun commento:

Posta un commento